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ARCIDIOCESI DI ROSSANO-CARIATI
UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI
COMUNICATO STAMPA
11/02/2009
“Non possiamo tacere dinanzi ad una morte che è e rimane una morte procurata… Bisogna amare il sofferente al punto che egli si senta più amato che ferito, senta più l’amore che la sofferenza. E chissà, forse, in questi anni, anche Eluana ha imparato a sentire l’amore più che la sofferenza; forse è cresciuta non solo di età, ma è cresciuta anche nell’amore. Forse ha conosciuto, toccato, respirato – in quella stanza di ospedale - tanto amore, quell’amore che, magari, i suoi coetanei non hanno respirato nelle discoteche o negli “sballi” della droga e dell’alcol… Un amore nuovo, che lei stessa prima non conosceva: un amore che ha cambiato il senso della sua vita…”
Così l’arcivescovo mons. Santo Marcianò, fuori sede per la sessione invernale della Conferenza episcopale calabra, nel messaggio inviato in occasione della ‘Veglia di preghiera per il sacrificio di Eluana’, celebrata martedì sera nella chiesa di San Paolo a Rossano Scalo e presieduta da don Massimiliano Alesina, direttore del Centro di pastorale della vita.
“L’amore non richiede uno stato di coscienza definito – continua il testo del presule – e neppure alcune qualità fisiche minime o ancora autonomia totale. E solo l’amore - chi incontra l’amore lo sa – può sconfiggere quell’autodeterminazione che, in alcuni momenti critici, potrebbe portare chiunque a disprezzare la vita…”.
La vicenda di Eluana per Mons. Marcianò “è paradossalmente chiamata a dire una parola forte a difesa della vita; ad avvertire il nostro mondo, i responsabili della legge e della cosa pubblica, il mondo scientifico, le famiglie, la Chiesa, del sempre maggiore senso di superficialità con cui si tratta, oggi, la vita umana e della facilità con cui la si vìola nella sua dignità e integrità. Della facilità con cui si uccide, talora addirittura in modo autorizzato.”
L’arcivescovo mette poi in risalto il fatto che “testimoniare la cultura della vita, oggi, significa accettare il martirio quotidiano dell’incomprensione, della sconfitta, dell’emarginazione; soprattutto, della sofferenza di vedere tanti innocenti morire senza ragione e, forse, con una falsa pietà”.
“Tutto è ancora preghiera – conclude l’arcivescovo - una preghiera per la vita, una preghiera alla Vita! Per questo, la speranza resta; resta, soprattutto, la speranza che il sacrificio della vita di Eluana abbia lanciato al mondo un monito e una consegna: fermarsi, per chiedersi il senso dell’esistenza, per riflettere e rendersi conto del terribile potere che abbiamo sulla vita nostra e altrui, per ricordare che la vita e la morte sono un mistero che trascende ciò che dell’umano è visibile e sperimentabile, sono realtà intoccabili e sacre”!
Il direttore
Antonio Capano
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