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OLTRE IL MURO
Messaggio dell’Arcivescovo per la Santa Pasqua 2011
«La morte rappresenta per noi come un muro che ci impedisce di vedere oltre; eppure il nostro cuore si protende al di là di questo muro». Con questa immagine molto pregnante, qualche giorno fa (Angelus del 10 aprile 2011), Benedetto XVI ha descritto l’anelito alla risurrezione e, ad un tempo, la paura della morte che ciascun uomo porta nel cuore.
Sì, è un muro la morte!
È un muro che ferma, inesorabilmente, il percorso terreno talora anche nella giovinezza, nell’infanzia, nel pieno di una missione incomprensibilmente stroncata dalla malattia.
È un muro che crolla, quando le catastrofi naturali – come non pensare ora, con profondo affetto e commozione, ai nostri fratelli in Giappone – distruggono, assieme a tante vite umane, anche case, paesi, territori… quelle mura che sono la storia della gente, i luoghi in cui tale storia è cresciuta.
È un muro, la morte, quando la violenza omicida vuole bloccare chi lavora per la giustizia e per la pace, chi professa la propria fede, chi serve la causa dei più poveri: l’epoca del martirio, anche del martirio a causa della fede, non è finita, bisogna gridarlo forte! E in questi mesi siamo stati profondamente colpiti da pagine scritte dalle mani e dalla storia di nuovi martiri.
Ma la morte è un muro anche perché ci ricorda che c’è un limite all’umano affannarsi, al tempo speso per accumulare denaro o potere e che è inevitabile la domanda sul senso della vita.
La morte è un muro quando non ci si vuole proiettare oltre il pensiero di una vita terrena, quando si pretende di interpretare tutto solo sulla base di una pura ragione o di un’evidenza empirica e ci si ferma sgomenti sperimentando, in questo orizzonte chiuso ed angusto, la perdita della speranza o, addirittura, la tentazione di controllare la vita fino a programmare e decidere la morte.
Paradossalmente, però, la morte è un muro anche quando abita in noi la fede più pura: essa appare come il Mistero di ciò che ancora non ci è stato rivelato: un Mistero che, proprio nell’apparente impenetrabilità del muro, vede e vive la speranza dell’amore, cioè la certezza che solo «Cristo abbatte il muro della morte» e abbatte tutti i muri, tutte le morti dell’esistenza umana. Anche quelle morti che noi stessi provochiamo, costruendo muri inutili e dolorosissimi.
Sì, anche noi diventiamo strumenti di morte: quando ergiamo il muro dell’inimicizia in famiglia o nell’ambiente di lavoro, in relazioni forse più difficili ma necessarie, nella stessa comunità ecclesiale; quando pensiamo a difendere un benessere egostico, rafforzando le mura di difesa della nazione contro “l’invasione” di fratelli stranieri o le mura della nostra ricchezza disonesta contro la domanda di pane dei fratelli più poveri; quando cadiamo nelle insidie del peccato e facciamo del nostro cuore un muro che non si piega al perdono e alla misericordia di Dio.
Ma, continua il Papa, proprio a causa del peccato, proprio «per vincere questa morte Cristo è morto, e la sua Risurrezione non è il ritorno alla vita precedente, ma l’apertura di una realtà nuova, una “nuova terra”, finalmente ricongiunta con il Cielo di Dio».
Carissimi fratelli e sorelle, oltre il muro c’è una «nuova terra»: ecco la Pasqua!
È una terra nella quale possiamo già abitare se, con fede gioiosa, riconsegniamo al Cristo Risorto i muri dell’autosufficienza e dell’egoismo, della chiusura e del rifiuto dell’altro, della paura della sofferenza e della morte. Perché sia Lui, che è la Vita, a sgretolarli ed abbatterli; perché sia Lui, che è la Porta, ad aprire nel nostro muro lo spiraglio che ci fa intravedere la Sua luce e ci proietta nel Cielo di Dio verso il quale, anche inconsapevolmente, il nostro cuore da sempre si protende.
Buona Pasqua!
XSanto Marcianò
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