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San Cataldo 10 maggio 2011

Festività > 2011

Il 9 e il 10 maggio la festa “grande” per San Cataldo
CARIATI ONORA IL SANTO AMICO DELLA GENTE

di
Assunta Scorpiniti

Il 9 e il 10 maggio si rinnova a Cariati l’incontro affettuoso della popolazione con San Cataldo, vescovo irlandese vissuto nel VII secolo, che della cittadina jonica è protettore e compatrono, insieme a San Leonardo.
Secondo vari studiosi il culto fu introdotto nella cittadina jonica e in altri centri calabresi dai pescatori tarantini che ne costeggiavano il litorale; altri sostengono che a portarlo furono gli addetti locali che pescavano nel Golfo di Taranto, dove la devozione è ancora più antica.
Il culto ebbe un forte incremento sotto l’episcopato di Francesco Gonzaga, che nel 1647 fece restaurare la chiesetta rurale a lui dedicata, situata sul litorale nord, a 3 chilometri dall’abitato.
Tra le numerose leggende sorte intorno alla sua origine, conservate nella memoria popolare, una racconta del ritrovamento di una statua del Santo sulla spiaggia fuori dalla città; trasportata in cattedrale, essa venne prodigiosamente rinvenuta, il giorno seguente, nel medesimo luogo, ad indicare che proprio lì Cataldo voleva il suo santuario.
La festa ha un rituale suggestivo, pervenuto quasi intatto dal passato e strettamente legato alla dimensione dell’incontro, dell’appartenenza, del ritorno e alle convenzioni sociali. E’ per questo, forse, che il coinvolgimento è totale e riguarda anche chi non vive nella fede religiosa; non solo, quindi, i devoti, gli emigrati tornati appositamente o pellegrini accorsi dal circondario. Dalla festa, infatti, si origina un’esperienza collettiva, con aspetti di forte aggregazione civile e momenti alti di religiosità.
Si inizia dopo un Novenario e un Triduo di preghiera, nella Cattedrale intitolata a San Michele Arcangelo, sontuosamente addobbata con il tradizionale “parato”. La mattina del 10 maggio, la solenne concelebrazione eucaristica con l’Arcivescovo e la processione con la sacra effigie, adornata con gli ori degli ex voto, gigli e rose (i fiori di san Cataldo).
Una curiosità: il gonfalone con l’immagine del santo, che la precede, fu regalato ai compaesani, nel 1918, dai cariatesi emigrati a Buenos Aires.
Il momento più emozionante è quello in cui San Cataldo benedice il paese, dal punto più panoramico dell’antica cinta muraria, da cui si domina tutta la Marina. Alcuni minuti di raccoglimento, per porsi sotto la protezione del “Santo dei Miracoli”, poi, in rapida successione, fra la commozione generale, lo scoppio dei fuochi pirotecnici, le note di una marcia trionfale scandita dalla banda musicale e un applauso fragoroso. Quindi la discesa verso il santuario, che si raggiunge costeggiando il mare azzurrissimo di maggio.
Nel percorso, obbligato “per voto”, per chiunque faccia richiesta di grazie o ne abbia ricevute, si intonano antiche preghiere e canti tradizionali. Si possono notare atti di religiosità popolare, come quello di vestire i bambini alla foggia del Santo; donne scalze e cinte di corda; uomini robusti che trasportano il
“majo” votivo, un altissimo palo contornato da dolci tradizionali, adorno di fiori e nastri colorati. Un gesto, questo, particolarmente clamoroso, che esprime, in forma pubblica, riconoscenza verso il Santo protettore e dispensatore di grazie.
L’arrivo al santuario è salutato con una scarica di fuochi pirotecnici e dalla banda musicale. Quindi la messa, per i fedeli che riescono ad entrare. In migliaia restano nell’ampio piazzale, a salutare parenti e amici e a sancire patti sociali.
La folla preme anche nell’area circostante, tra le numerose bancarelle o nell’area in cui si svolge l’i
ncanto, una vendita all’asta dei “maji”, e di piccoli animali. In un passato recente, molti pellegrini vi sostavano per l’intera giornata, approfittando del bel tempo per un pic- nic sulla spiaggia; per i più intrepidi, c’era il tradizionale ‘primo bagno’ in mare.
I festeggiamenti civili si svolgono nelle due serate del 9 e 10 maggio, nel centro storico dal fascino esaltato dalle luci variopinte delle caratteristiche luminarie. L’intrattenimento musicale in piazza, le bancarelle, le giostre e gli spettacolari fuochi artificiali richiamano comitive di giovani dai paesi circostanti.
Nelle settimane successive alla festa, il santuario diventa meta di continui pellegrinaggi da parte di gente che “va a trovare” San Cataldo. Nella prima domenica di giugno, con una processione che conclude il programma delle manifestazioni religiose, la Venerata statua viene riportata in Cattedrale.
A.S.




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