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Messaggio dell’Arcivescovo per il Natale
La Luce del mondo
Io sono la Luce del mondo (Gv 8,12). Quando Gesù proclama questa verità, annunciandola al popolo, sembra spiegare quel Mistero che nel Natale era stato già annunciato. Il Bambino che nasce è la luce, «la luce vera che illumina ogni uomo» (Gv 1,9). Ancora una volta, la notte di Betlemme si illumina: e il Natale ci ricorda che l’uomo ha bisogno di luce.
Spesso ci sentiamo avvolti dalle tenebre: comprendiamo che manca il lavoro, che manca la sicurezza economica, che mancano gli affetti, magari che mancano gli svaghi… Eppure, non sempre ci rendiamo conto che ciò che manca è proprio la Luce. Ma dove trovarla, questa Luce?
«La Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno sopraffatta» (Gv 1,5), ascolteremo dal Vangelo il giorno di Natale: ed è un messaggio di speranza e di impegno.
Sì. La Luce si trova nelle tenebre! La luce è fatta proprio per vincere le tenebre, per diradarle; è fatta per dire che le tenebre non esistono. Le tenebre, in realtà, sono solo una mancanza di luce, ma sopravvengono anche quando dalla luce ci si allontana.
In questi giorni, tante luci brillano per le strade: contrariamente a quanto appare, però, esse non riescono a dire che è Natale. Esse non riescono a vincere le tenebre dell’egoismo, dell’odio, della vendetta, dell’interesse personale, della disonestà, del rifiuto dell’altro. E allora, nonostante tutto, ci sembra di continuare a camminare nelle tenebre.
«La Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno sopraffatta»: la Luce di Dio non può essere vinta dalle tenebre ma, paradossalmente, può essere oscurata dalle luci. Da quelle luci che fanno illudere che il Natale risplenda nelle vetrine; da quelle luci, cioè, che trattengono l’esistenza dell’uomo alla superficie, accecandolo e deviandolo con il mito dell’avere e del piacere.
Queste luci continuano a scintillare, incuranti della vera umanità. Incuranti dei popoli e degli uomini immersi nella fame e nella guerra, nella povertà o nelle sofferenze fisiche, nelle solitudini e nelle emarginazioni; ma anche incuranti della gioia autentica che accompagna la bellezza della vita e la pienezza dell’amore. Sono luci troppo superficiali per arrivare alle profondità degli interrogativi dell’animo umano e troppo fasulle per giungere alla verità delle risposte.
«Io sono la luce del mondo, chi segue me non camminerà nelle tenebre»! È la risposta di Gesù.
Per non piombare nelle tenebre noi dobbiamo seguire Cristo. SeguirLo significa imitarLo. E imitare la Luce significa, in fondo, diventare noi stessi luce!
«Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14), dice Gesù ai suoi discepoli, a tutti noi. La Luce di Cristo non si accende come le luci artificiali, con un interruttore automatico: si accende ogni volta che, nel mondo, la vita di una singola persona si illumina, e illumina il mondo, seguendo Lui.
Il Natale del Signore è davvero una Luce che si è accesa in un determinato momento e in un determinato luogo della storia umana e che, in ogni momento e in ogni luogo della storia umana, si continua ad accendere se noi seguiamo e imitiamo il Cristo. Egli è una Luce tanto esigente quanto splendente, tanto luminosa quanto calorosa, tanto unica quanto trasformante.
L’uomo ha bisogno di Dio! Ha bisogno di essere trasformato dalla Luce e di diventare luce. L’uomo ha bisogno di Dio perché le tenebre, anche quelle che avvolgono di incertezze e paure la nostra storia di oggi, diventino luce: senza questa Luce, nessuna soluzione ai problemi personali e sociali, del singolo e della comunità, sarà mai definitiva e adeguata perché, senza la luce dell’Amore che Dio dona alla Sua creatura, nessuna iniziativa è pienamente a misura dell’uomo.
Tra qualche mese Benedetto XVI inizierà l’Anno della fede: che sia la luce della tua fede a rischiarare le tenebre del mondo e a fare di ogni notte una notte di Betlemme. E così sia! Buon Natale.
XSanto Marcianò
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