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Festività > 2008
CARIATI Dà L’ULTIMO SALUTO A SUOR GESUALDA, TESTIMONE DI UNA VOCAZIONE RINNOVATA OGNI GIORNO
di Maria Scorpiniti
Una vita intera dedicata al Signore, quella di Suor Gesualda di Maria SS. Assunta, al secolo Adelaide Manna, che a 94 anni e dopo più di sessanta di professione religiosa, ha concluso la sua esistenza terrena il 13 dicembre scorso, assistita con affetto dalle consorelle della Congregazione di Santa Gemma Galgani, nel Centro Missionario di Cariati, retto da suor Pierina De Bartolo.
La suora, nata a Crotone nel 1914, aveva preso i voti a Brugnato, in provincia di La Spezia, nel 1946. Dopo i primi anni di servizio in varie case della Congregazione, a Desio, Cosenza, Lucca e Crotone, è giunta a Cariati nel 1959 svolgendo senza interruzione, nella cittadina ionica, la sua missione di consacrata.
Per un lungo periodo è stata Madre Superiora del Centro missionario cariatese e, in tale ruolo, è stata chiamata come testimone nel processo di canonizzazione di Gemma Giannini, fondatrice della Congregazione, che aveva personalmente conosciuto nel 1939, ed a quello del vescovo di Cariati Eugenio Faggiano con il quale aveva collaborato negli anni dell’ episcopato.
Vogliamo ricordarla con la dolcezza del suo sorriso, con il quale ci aveva accolto due anni fa in occasione del sessantesimo di professione religiosa, celebrato il 14 novembre del 2006 e con la testimonianza che pubblichiamo di seguito.
Suor Gesualda ha compiuto il suo percorso missionario con grande determinazione e senza ripensamenti, quando, ogni anno, veniva chiamata a rinnovare i voti. Il suo desiderio semplice e grande, degli ultimi tempi era “di essere sempre pronta, di essere in grazia di Dio, di morire facendo la sua volontà”. E questo suo desiderio, espresso anche nel suo testamento spirituale proclamato da una giovane consorella al termine delle esequie, è stato esaudito, come premio di una vita vissuta nel silenzio, nella semplicità, nell’umiltà, nella gioia che emana solo chi si è realmente incontrato con il Signore; nel “testamento”, tra l’altro, afferma: “Mio Dio, ti ringrazio di avermi chiamata a seguirti con la pratica religiosa…accetto dalle tue mani la malattia, la morte, il disfacimento del mio corpo per l’avvento del tuo regno e della tua giustizia…chiedo scusa a tutti per le mie mancanze… saremo sempre uniti nella comunione dei santi”.
Dalla casa madre di Lucca, a rendere omaggio a suor Gesualda, sono arrivate la Superiora Generale, madre Antonia Grosso, con altre suore. Mons. Santo Marcianò, arcivescovo di Rossano – Cariati, fuori sede per motivi pastorali, ha inviato un messaggio che è stato letto prima della celebrazione nella chiesa di “Cristo Re” dal parroco don Mosè Cariati. A darle l’ultimo saluto, insieme alle consorelle e ai parenti, tanti fedeli, molti ex giovani da lei educati alla vita e alla fede e alcuni sacerdoti della diocesi di Crotone-Santa Severina, dove suor Gesualda aveva operato negli anni ’60, come don Antonio Arcuri, co-parroco di Santa Rita (Crotone), don Pino Giorno di Melissa e don Antonio Mazzone, parroco di Cirò. Hanno concelebrato anche don Rocco Scorpiniti, direttore spirituale della suora per molti anni, don Giuseppe Scigliano, don Angelo Pisani e don Antonio Oliviero.
Nell’intervista a Suor Gesualda, i primi tempi dell’apostolato a Cariati
Proponiamo un brano di una significativa testimonianza della “Superiora”, da noi raccolta il14 novembre 2006, in occasione dell’importante anniversario del 60° della sua professione religiosa. M.S.
“Quando sono arrivata a Cariati, la maggior parte della popolazione, che viveva prevalentemente di agricoltura e pesca, versava in un grave stato di miseria; erano anche i primi anni dell’emigrazione verso la Germania e c’erano tanti bambini e ragazzi che giocavano in strada scalzi e malvestiti. Anche la nostra fondatrice, Madre Gemma Giannini, vide la sofferenza dei cariatesi durante una sua visita alla nostra piccola comunità religiosa, da poco istituita in paese, e ne rimase molto colpita. Dalla casa madre poi ci scrisse una lettera per raccomandarci di aiutare il più possibile la popolazione con la nostra opera, che doveva essere promossa e valorizzata in ogni modo. Il nostro lavoro, e il mio, in particolare, è stato subito rivolto al campo educativo, ovvero ai bambini e ai ragazzi che, attraverso le nostre catechesi, imparavano i principi della vita cristiana e si preparavano a ricevere i Sacramenti. Mi è sempre piaciuto il contatto con i giovani e, per questo, nei primi anni Sessanta, con le compiante suor Pia e suor Bernardetta, abbiamo affiancato alla catechesi un laboratorio di ricamo per signorine e un asilo infantile per i più piccoli. Ricorderò sempre le magnifiche recite natalizie e le colonie estive, organizzate con l’aiuto di don Alfonso Russo, allora parroco di Santa Maria delle Grazie. Il quel contesto, ho tenuto molto ad avviare un’altra iniziativa: un gruppo di preghiera costituito da bambini e chiamato ‘I piccoli amici di Gesù’. Ciononostante, il nostro apostolato non era rivolto solo alla popolazione della cittadina jonica; avevamo una buona esperienza e per questo, con alcuni laici, venivamo chiamati, per la catechesi, anche nei paesi vicini, come Torretta di Crucoli e la frazione San Morello di Scala Coeli, dove avevamo portato la novità del catechismo nelle scuole”.
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