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Messaggi e Comunicati Parrocchiali > 2008
L’esperienza di una giovane donnadella parrocchia “Cristo Re”che sta lottando contro il tumore
LA VITA È BELLA ANCHE PER QUESTO!
di Mariateresa Pattavina
La vita: questa difficile, complicata, variegata, poliedrica ma sempre meravigliosa vita; la vita: che ci sorprende, ci ammutolisce, ci stupisce, ci premia, ci condanna e ci assolve; la vita: che pensiamo di poter dominare, dirigere, ma che a volte ci spiazza e ci disarma; la vita che ci riserva innumerevoli sorprese, positive, fantastiche, stupefacenti. Ma, a volte, succede che dobbiamo armarci di tanto coraggio, perseveranza, tenacia e fiducia perché ciò che la vita ci fa affrontare è difficile, arduo e spaventoso: come quando all’improvviso ci piomba addosso la malattia. Sentirsi dire: “sei malato” è terribile. Un vortice di sentimenti si affolla nella mente, d’un tratto non si è più lucidi, si è increduli, il terrore ci pervade e si fa unico protagonista; e non si sa più cosa fare, sembra che il mondo smetta ad un tratto di girare. Viene anche la tentazione, assurda, di nascondersi, di vergognarsi della propria malattia: malattia che ancora, soprattutto qui al Sud, tendiamo a considerare una colpa, una faccenda da tacere come fosse un peccato, aggiungendo un assurdo senso di disagio alla sofferenza che il male ci impone.
Ma poi, per fortuna, ecco che il primordiale istinto di sopravvivenza riemerge, si tirano fuori le unghie e a testa alta si comincia a pensare ad una serie di mosse, azioni e scelte che aiutino a risalire fino alla cima. Innanzitutto: dove andare? e soprattutto da chi? Comincia così una serie di valutazioni su istituti più o meno rinomati, nomi più o meno illustri, centri più o meno costosi, per così intraprendere un percorso da qualcuno definito non molto carinamente “viaggio della speranza”. Questa è la decisione più importante da prendere ed è con la massima convinzione che ci si deve affidare alle cure dei medici che sosterranno il paziente in questa nuova esperienza. Da molti anni sono socia della “LILT” Lega Italiana per la lotta contro i tumori e mai, sembra assurdo, avrei pensato di diventare parte così integrante della Lega stessa: da sostenitrice a sostenuta, aiutata e salvata. Dopo un primo ma per fortuna breve momento di legittima esitazione, mi sono rivolta ad un senologo anche lui socio e membro del direttivo della sede di Cosenza, il Dott. Sergio Abonante, il quale sin dal primo incontro mi ha messa di fronte alla necessità di subire un intervento e, in seguito, di iniziare una terapia dura, debilitante, per molti versi invalidante (anche dal punto di vista estetico), ma che nell’85/90% dei casi salva la vita. Ed è così che ho conosciuto il Centro Oncologico - Day Hospital – del Mariano Santo di Cosenza. Il Dott. Abonante una volta svolte le sue cure, mi ha accompagnata in questa struttura e presentata alla équipe diretta dal Dott. Salvatore Palazzo a cui mi ha affidata per il prosieguo della cura. Quando dico “presentata, affidata” intendo che è avvenuto proprio questo, dimostrando che per i veri medici la figura del paziente non è una cosa, un numero insomma, ma una persona da accudire, da assistere, di cui occuparsi e a cui voler bene. L’équipe è formata da personale altamente qualificato, professionisti preparatissimi e ricchi di una grandissima ed indispensabile virtù: l’umanità. Tra loro vorrei citare alcune donne, come la dottoressa Virginia Liguori responsabile U.O.S. – cosa avrei fatto se non l’avessi conosciuta?- la dottoressa Angela Piattelli, psico-oncologa – a lei devo tutti sorrisi che ho ricominciato a dare-, la caposala Anna Viola che efficientissima dà il massimo affinché non manchi nulla al paziente, l’assistente sociale Adriana Bosco, che indirizza i pazienti e li informa sui diritti del malato e poi gli infermieri Angela Giuseppina, Margherita ed il caro Donato; tutti dalla grande disponibilità che con le loro cure sono a stretto contatto con il paziente, sempre pronti a dare conforto e sostegno. Tutti, ognuno nell’ambito delle sue competenze e dotato di una sensibilità travolgente, fanno sì che si affronti questa particolare, unica ma purtroppo ormai diffusa avventura con positività, fiducia e tanta, tanta dignità. Non ho ancora terminato la mia scalata verso la guarigione, ma sentivo e volevo condividere ciò che di positivo questa circostanza mi ha pur dato, le tante cose che ho imparato. Innanzi tutto la prevenzione: vita sana, cibi sani, stare calmi, volersi bene e la necessità di sottoporsi a controlli periodici perché la diagnosi precoce dei tumori rende più semplici ed efficaci le cure. Cominciare a fidarsi anche dei nostri centri: ho sempre pensato che intraprendere un via vai tra Milano o Roma o Bologna e Cariati avrebbe fatto soffrire maggiormente la mia famiglia. Il ricovero in Day Hospital è appunto finalizzato a consentire al paziente di tornare a casa in giornata, permettendogli di mantenere i legami con i propri cari e con il proprio ambiente di vita.
In un momento in cui non si fa altro che parlare di “malasanità” credo che sia necessario, oltre che doveroso, segnalare ciò che invece funziona e può diventare ragione di vanto e di merito per la nostra terra. Ma si sa, fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. È un luogo comune, ma non per questo è meno vero: sono tantissimi gli operatori seri, professionali e animati da sincero spirito di dedizione, anche nella nostra Calabria. Rendere loro il giusto omaggio, invece di cercare sempre e soltanto i motivi di insoddisfazione (che comunque, per carità, ci sono, e sono troppi) oltre che doveroso è anche un piacere. E poi non guasta leggere più storie che infondono ottimismo e tranquillità: la vita è bella anche per questo!
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