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UNA CHIESA CHE ATTENDE
Messaggio dell’Arcivescovo per l’Avvento 2009
fratelli e sorelle, le voci dei profeti sembrano gridare più forte nel particolare silenzio che accompagna il tempo di Avvento. Essi si fanno voce della nostra attesa, di quelle attese che spesso non riusciamo a decifrare. Parlano per noi, i profeti; ma anche parlano a noi: «E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore di Israele» (Mic 5,1). È la voce di Michea che si rivolge ad una città, Betlemme; si rivolge non ad un singolo ma ad una comunità; si rivolge a noi, comunità, Chiesa.
Questo Avvento dobbiamo viverlo come Chiesa! Stiamo celebrando l’Anno della Chiesa e di questo dovremmo tener conto ad ogni passaggio della nostra vita. Del resto è proprio così: in ogni passo che facciamo, in ogni gesto, in ogni percorso interiore, in ogni evento di gioia o dolore… noi non siamo soli, noi siamo Chiesa. È lì che vive ogni gesto di fede, speranza e carità. È lì che viviamo ogni attesa, anche quella dell’Avvento. Ma come attendere e cosa attendere?
Betlemme è «la più piccola», dice il profeta: l’Avvento ci ricorda che Dio ha scelto una città piccola; ci ricorda che la Chiesa, nella sua piccolezza dovuta all’insufficienza ed ai limiti umani, è scelta dal Signore. Egli viene nella Chiesa, in ogni vera esperienza di Chiesa. È molto bello pensare a questo. Viene nei Sacramenti della Chiesa, viene nella Parola trasmessa dalla Chiesa, viene nei gesti d’amore che la Chiesa compie, in Lui e per Lui. Viene nel Natale che la Liturgia della Chiesa ci consente di rivivere e celebrare. La Chiesa celebra l’Avvento se attende nella comunione, pur nella sua piccolezza e povertà. E noi dobbiamo amare la Chiesa, per consentire a Dio di nascere ancora e di nascere in noi: dobbiamo aspettare con la Chiesa e nella Chiesa, per evitare di attendere qualcosa o qualcuno che non sia Dio.
Sì, la Chiesa celebra l’Avvento se davvero aspetta il suo Signore, «colui che deve essere il dominatore di Israele»: se riconosce il primato di Dio. Quanti signori si presentano al nostro mondo: con l’insidia del potere, del lusso, della fama, della sensualità, della visibilità, del relativismo, della criminalità organizzata… Quanti signori! La Chiesa sa che la signoria di Dio è esattamente il contrario di tutto questo: Cristo che viene è un Bambino povero. Ma, ciononostante, è Lui il dominatore, è Lui il Signore della Chiesa, della vita, della stessa storia. Lo è perché lotta con le armi della giustizia e della verità; e quanto è necessario accogliere questo Messia, anche nel nostro tempo! Sì, è proprio la crisi di giustizia e di verità la causa dell’esasperarsi di problemi economici, di attentati contro la vita dei deboli, di disastri perpetuati ai danni dell’ambiente. La Chiesa, dunque, celebra l’Avvento se riconosce il primato di un Dio povero: se vive nella povertà e lotta contro la povertà; se alza la voce contro l’ingiustizia e vive nella giustizia; se segue la via della condivisione, anche dei beni elementari, e così aiuta il mondo a ritrovare fiducia in quel Bambino che, nascendo, può liberarci da tutto, anche dalla povertà e dalla violenza ingiusta.
Ma come riconoscerlo, questo Dio che viene nei panni di un Bambino? «Egli starà là e pascerà» (Mic 5,1), dice ancora Michea. È l’immagine del pastore: ed ecco che in questo Avvento il nostro sguardo si volge al ministero presbiterale, nell’Anno della Chiesa che è anche l’Anno del Sacerdozio. La Chiesa celebra l’Avvento se attende con i suoi pastori e se, con la preghiera e l’offerta, attende dal Signore il dono di pastori che siano uomini di comunione e avvinti dal primato di Dio, pastori capaci di guidare all’attesa e di risvegliare l’attesa. Pastori santi, sapienti, poveri… “pastori – profeti”, in grado di raccogliere le attese della gente e di dirigerli verso la vera attesa, quella di Dio; di aiutare l’uomo a districarsi dalle difficoltà della crisi economica, dal disastro della crisi di senso, e di rivolgersi al senso ultimo, che già il piccolo inizio nella grotta di Betlemme ci addita e ci assicura.
In un mondo che non attende più, il Signore doni a noi, ai nostri sacerdoti, alla nostra Chiesa, il coraggio di raccogliere la sfida ad attendere così. E così sia!
Buon Avvento.
+ Santo Marcianò Arcivescovo
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