BEATIFICAZIONE DON VITETTI

Preghiera

Signore Gesù, Sommo ed Eterno Sacerdote.
Tu continui a rivelare Te stesso nella vita e nelle opere
dei tuoi ministri che pienamente si conformano a Te.
Noi Ti lodiamo e Ti benediciamo perché hai donato

Alla nostra Chiesa il Servo di Dio Alessandro Vitetti,
pastore secondo il Tuo Cuore.
Egli seppe sempre cercarTi e indicare il Tuo volto:
nell’umiltà povera e nella fede gioiosa,
nella carità fraterna e nella lunga sofferenza,
nella preghiera Eucaristica e nell’amore alla Vergine,
nel ministero della Parola e nella guida di tante anime.
Ottienici, per sua intercessione, la Grazia che Ti chiediamo;
e donaci la Grazia di amare Te sopra ogni cosa,
per camminare verso quella santità nella quale speriamo di poter presto venerare anche lui.
Per Te, al Padre, nello Spirito, la nostra fiduciosa preghiera.
Amen!

+Santo Marcianò

 

Mons. Alessandro Vitetti nacque a Cirò il 12 ottobre 1915. Compì gli studi filosofici e teologici nel Seminario Pontificio “San Pio X” di Catanzaro.

Fu ordinato presbitero il 16 giugno 1940. Ebbe subito l’incarico di Vice Rettore del Seminario Vescovile di Cariati, nel quale svolse, pure, il ministero di Direttore Spirituale. Mons. Faggiano, vescovo di Cariati (1936-1956), gli affidò l’incarico di Cancelliere della Curia Vescovile che svolse per circa un decennio. Successivamente, fu Direttore dell’Ufficio Amministrativo Diocesano.

Molto intensa fu la sua attività pastorale negli anni di episcopato di mons. Orazio Semeraro (1957-1967), il quale lo volle personalmente come accompagnatore durante i lavori assembleari del Concilio Vaticano II. In questo periodo svolse, peraltro, una lunga attività di predicazione in tanti convegni diocesani e corsi di esercizi spirituali, in qualità di missionario dell’opera della regalità.

Fu Assistente Diocesano della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e dei Laureati Cattolici, nonché Delegato Diocesano dell’Apostolato della Preghiera e Delegato Diocesano per le Missioni.

Dal 1969 al 1987 fu parroco della cattedrale di Cariati “San Michele Arcangelo”.

Morì a Cariati il 24 febbraio 1995.

 

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Avviata la causa di beatificazione del Servo di Dio

DON VITETTI, MODELLO DI UMILTA’ SACERDOTALE

La sua tomba già meta di pellegrinaggi

di Assunta Scorpiniti

CARIATI. “La Santa Sede ha dato tempestivamente il nulla osta all’apertura della causa di beatificazione e canonizzazione; solo un mese, nonostante i limiti delle recenti disposizioni vaticane sullo svolgimento delle inchieste diocesane: segno che don Vitetti è santo!”. Queste parole, pronunciate, col suggello di un applauso fragoroso, dall’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Santo Marcianò, al termine della concelebrazione eucaristica e dell’apertura della suddetta causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Alessandro Vitetti, hanno ben espresso l’attesa condivisa dalle chiese e da moltissima gente della provincia cosentina e della limitrofa area di Crotone: che il sacerdote maestro di anime e modello di virtù cristiane, nato nel 1915 a Cirò, sia innalzato agli onori degli altari.

L’evento, ecclesiale ma anche storico, per l’interesse che ha destato e il grande rilievo che ha ottenuto al di là del fatto religioso, ha avuto luogo lo scorso 24 febbraio nella Concattedrale “San Michele Arcangelo”di Cariati; nella cittadina jonica, infatti, “don Vitetti”, com’è da tutti chiamato, ha svolto il suo ministero sacerdotale dal 1940, anno dell’Ordinazione, in cui è entrato a far parte del clero di Cariati , ottenendo, poco dopo, l’incarico di Vice Rettore del locale Seminario vescovile dove è stato anche docente di latino e greco e direttore spirituale.

La festa era nell’aria già dal primo pomeriggio, in cui automobili, pullman (provenienti da varie località, compresa Cirò), molti gruppi di persone e di giovani hanno iniziato a percorrere la Statale 106, quindi la provinciale, fino al centro storico, che si è presentato con uno scenario e una cornice degni dell’occasione: la via principale, corso XX Settembre, su cui sorge la Concattedrale, adornata di drappi color porpora che pendevano dalle abitazioni e dai palazzi storici; le sale dell’episcopio aperte al pubblico per l’iniziativa di uno speciale annullo filatelico a cura del locale Circolo e di Poste italiane; un maxi schermo nell’attiguo slargo, la piazza Plebiscito, un tempo cuore pulsante della vita civile e soprattutto religiosa dell’antica diocesi di Cariati, che, fino al 1979, anno in cui è stata dismembrata e unita aequae principaliter a Rossano, comprendeva anche molti centri dell’odierna provincia di Crotone; la gigantografia del sacerdote nel duomo e, all’interno, come all’esterno, una folla composta.

All’ora stabilita, una batteria di fuochi pirotecnici ha salutato l’ingresso della processione di tutto il clero diocesano e di sacerdoti della diocesi “sorella” di Crotone, con l’arcivescovo Marcianò, il vescovo emerito Andrea Cassone e il pastore di Mileto-Tropea-Nicotera, nonché figlio della diocesi di Rossano-Cariati, Luigi Renzo; il corteo era accompagnato, oltre che dalle autorità militari, dai gonfaloni di Cariati e Cirò e dai sindaci delle due cittadine, Filippo Sero e Mario Caruso, affiancati dai colleghi Franco Filareto di Rossano e Franco Pirillo di Caloveto.

Un’atmosfera di solennità e commozione che si è respirata e vissuta per la seconda volta: poco più di vent’anni fa, il 20 novembre 1987, è stato aperto il processo di beatificazione e canonizzazione del “vescovo dalle mani bucate”, mons. Eugenio Raffaele Faggiano, che dal 1936 al 1956 fu il Pastore della Diocesi di Cariati.

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La Concattedrale, gioiello del neoclassico calabrese, era dunque gremita; da Cirò, Crucoli, Strongoli, Calopezzati, Rossano, Corigliano e da altri centri di un vasto territorio sono giunti fedeli, estimatori, “figli” spirituali, allievi del prete “girovago di Dio”, come lo ha definito lo scrittore Pietro Pontieri nel volume “Santi senz’aureola” (Cosenza, Progetto 2000, 2004), dedicato a tanti sacerdoti vissuti tra Jonio cosentino e marchesato crotonese, detentori di profonda umanità e “santità” nascosta.

Vitetti, oltre a ricoprire incarichi di prestigio e responsabilità (ma sempre con grande umiltà e dedizione assoluta) sotto gli episcopati di Faggiano e del suo successore, Orazio Semeraro (1957-1967), che accompagnò, come assistente, alle sedute del Concilio Vaticano II, e a svolgere, successivamente, il ministero di parroco della Cattedrale e l’attività di docente di religione, era, infatti, in continuo movimento in tutta la penisola, per raggiungere le tante anime di parrocchie, istituti religiosi, comunità di suore, che a lui si affidavano per le confessioni e la direzione spirituale; in più, teneva corsi di esercizi spirituali e svolgeva un’intensa attività di predicazione nei convegni diocesani. Tutto ciò era anche per la sua adesione all’istituto secolare dei Missionari della Regalità fondato nel 1953 da P. Agostino Gemelli; una “vocazione nella vocazione”, che, in un itinerario ascetico e apostolico ispirato al modello di vita di S. Francesco d’Assisi, connotava di spirito missionario la sua spiritualità di presbitero diocesano.

Sembra di vederlo, don Vitetti, nel ritratto delineato dallo storico Franco Liguori nella raccolta di meditazioni intitolata “Don Alessandro Vitetti, un testimone della parola di Dio” (Cirò, 2007), da lui curata, insieme al prof. Francesco Mussuto: “Quando viaggiavo come studente pendolare da Cariati a Crotone, dove frequentavo il liceo classico ‘Pitagora’ – scrive Liguori – mi capitava spesso di incontrarlo sul treno, con la sua borsa di pelle nera, seduto in un angolo, intento alla lettura del suo breviario, in attesa di scendere alle stazioni di Cirò, Torre Melissa, Strongoli… aveva sempre un cenno di sorriso e di saluto affettuoso verso noi studenti cariatesi che salivamo, alle sei del mattino, un po’ nervosamente, sul treno che ci doveva condurre a scuola…”.

Altri elementi, sono emersi, prima dell’inizio della celebrazione religiosa, dai ricordi di alcuni presenti. Suor Evelina Salerno, delle Suore Francescane di S. Antonio, operanti a Cirò: “Veniva spesso nella nostra casa, l’Istituto del Bambino Gesù in cui ospitavamo i bambini orfani, per incontrare tanti ‘figli’, per confessare… avevamo una cameretta sempre pronta per lui che, al suo arrivo, dava serenità e ispirava pace e fiducia”. Un’anziana donna del luogo: “Chi le dimentica le ‘prediche’ della messa di don Vitetti… incantava tutti per le parole belle che diceva e per come le sapeva dire, la gente ci veniva apposta; era ‘fenomenale’ poi, quando parlava della Madonna …”.

La nipote Emilia Vitetti, intervenuta con altri familiari, ha manifestato i suoi sentimenti di gioia e, in un certo senso, di stupore: “Sono emozionantissima, per questo momento che considero un grande dono di Dio; per me che sono la più grande dei nipoti, è come se avesse lasciato a me l’eredità di questa santità… fin da piccoli, abbiamo colto la dolcezza del suo sorriso santo, lo sguardo serafico; dicevamo: lo zio si farà santo, ma non pensavamo certo di arrivarci”.

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La messa, seguita da tutti con grande partecipazione e animata dal coro interparrocchiale di Cariati, Rossano, Cirò, ha avuto momenti molto intensi, soprattutto, nell’omelia, quando sono state poste in evidenza le specificità di mons. Vitetti quale “modello di umiltà sacerdotale”, presbitero “profondamente innamorato della sua vocazione” e uomo “assetato di Dio”, fino alla morte avvenuta nel 1995, dopo lunghi anni di sofferenza fisica; la commozione è stata alta in alcuni passaggi, quando sono stati riportati i pensieri del sacerdote, riferiti alla necessità della preghiera, della carità fraterna, di “meditare” il paradiso “fermando lo sguardo nel cielo”.

Grande attenzione e curiosità si sono, invece, manifestate, da parte della folla dei presenti, per la solenne apertura del Processo, avvenuta con la lettura dell’istanza di canonizzazione, da parte del postulatore don Giuseppe Praticò, quindi del decreto della Congregazione delle Cause dei Santi e dell’arcivescovo di Rossano-Cariati, d’introduzione della causa e di costituzione del Tribunale del processo con le relative nomine; questi i membri designati: don Giuseppe Scigliano, giudice delegato; don Massimiliano Mirante, promotore di giustizia; don Giuseppe Straface, notaio attuario; mons. Domenico Ferraro, notaio aggiunto. E’ stata data anche lettura del decreto per l’avvio della successiva sessione in cui sarà ascoltato il primo dei cinquanta testimoni individuati. “Ora occorre molta preghiera al Signore e a don Vitetti perché avvenga il miracolo!”, ha detto, in chiusura dei lavori, l’Arcivescovo, indicando la condizione necessaria per la beatificazione, e cioè un miracolo ottenuto per intercessione del Servo di Dio.

A detta del sindaco di Cirò, Mario Caruso, già si registra un pellegrinaggio continuo alla tomba di don Alessandro, sepolto nel paese natale; il primo cittadino del centro crotonese ha anche manifestato l’orgoglio della sua comunità “laica ma con forti risvolti di fede”, per l’apertura del processo di beatificazione e canonizzazione: “Dopo San Nicodemo Abate, il secondo figlio di Cirò verso gli altari!”. Analoghe espressioni, nel commento, significativo, del collega di Cariati, Filippo Sero, che ha particolarmente apprezzato quanto affermato nell’istanza di indizione del processo, e cioè la proposta di un modello di virtù cristiane per le nuove generazioni: “E’ un modello – ha detto Sero – al quale guardo con interesse perché credo vada oltre la distinzione tra credenti e cosiddetti ‘laici’; mi sembra, infatti di cogliere una santità che si forma nell’esercizio profondo dell’umanità della persona, e quindi che si tratta di una santità alla portata di tutti”. In un mondo come quello di oggi, potrebbe essere sintetizzata nell’ “esercizio profondo” del rispetto, della comprensione, della solidarietà, della tolleranza verso ogni creatura umana.

LA TESTIMONIANZA

“Ha lasciato molti segni di santita’ dalla preghiera all’aiuto ai poveri”

Don Rocco Scorpiniti, sacerdote cariatese e componente della Commissione diocesana per la Promozione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Alessandro Vitetti, è stato negli anni 50 allievo di don Alessandro nel seminario vescovile di Cariati e, successivamente, suo confratello nel clero locale, insieme ai compianti don Ciccio Rizzuti, don Giovanni Mazzone, don Alfonso Russo. Ecco il suo ricordo del sacerdote “testimone della parola di Dio e maestro di anime”.

“Don Vitetti, è stato il mio ‘padre’ spirituale, in un tempo in cui questo ruolo era importantissimo, e ogni insegnamento era indiscutibile e, soprattutto, ascoltato. Ci dava preziosi consigli sul modo di vivere il sacerdozio e di guardare dentro noi stessi, seguendoci con costanza e senza mai abbandonarci; era severo e pretendeva disciplina perché voleva che i futuri sacerdoti prendessero sul serio la vita. Per ogni dubbio andavamo da lui, ci confidavamo perché eravamo certi della sua sapienza sacerdotale. Sapeva essere molto vicino ai seminaristi che non avevano molte possibilità economiche: incoraggiava a non fermarsi, ad andare avanti anche, per quello che poteva, con aiuti materiali.

Ogni mattina, per farci acquisire una mentalità spirituale, evangelica, ci faceva iniziare la giornata con una meditazione sul Vangelo o sulle vite dei santi; inoltre, ci parlava di carità, di pietà, di speranza, della necessità dell’unione fraterna. Soprattutto, ci edificava con il suo esempio: era sempre in preghiera, quando lo incrociavamo nei corridoi o nelle sale del Seminario; quando scendevamo in cappella, era già lì assorto. Eravamo convinti che la preghiera, come lui ci insegnava con le parole e l’esempio, fosse fondamentale per la nostra vita.

Dopo gli studi a Catanzaro, l’ho ritrovato, verso la fine degli anni 60, come sacerdote molto impegnato nei viaggi, per raggiungere le anime che guidava. Ha lasciato molti segni di santità, di unione alla Passione di Cristo; era raccolto in preghiera col Signore in tutte le ore del giorno e della notte e trascorreva ore ed ore davanti a Gesù Eucaristia. Dava anche tanti segni di carità, verso gli ammalati, i poveri a cui, con discrezione estrema, dava i suoi vestiti, e quello che poteva in denaro e aiuti materiali. Noi confratelli abbiamo avuto per lui un grandissimo affetto e immensa stima; soprattutto per il suo ‘muoversi’ verso le anime: è stato un lavoro incessante, che non ha mai conosciuto stanchezza perché era finalizzato al bene spirituale, in cui c’è tutto il senso della vita umana”.

 
 
 
 
 
 

Associazione di Volontariato

“AMICI DI DON ALESSANDRO VITETTI”
Via Cesare Battisti, 49
88811 Cirò Marina KR
Cod.Fiscale: 91039550792

Don Giuseppe Scigliano
Direttore dell’Ufficio Promozione
“Causa di Beatificazione e Canonizzazione del servo di Dio Alessandro Vitetti”
tel.: 339.8300522
email: donscigliano@libero.it

Don Giuseppe Praticò
Postulatore della Causa
tel.: 348.0337220

 

Fausto Mingrone
Presidente
tel.: 320.1471151

La causa di beatificazione ora passa alla Santa Sede

Per don Alessandro Vitetti il 24 marzo si concluderà la fase diocesana
LA CAUSA DI BEATIFICAZIONE ORA PASSA ALLA SANTA SEDE
Il ricordo di chi ha conosciuto il “girovago di Dio”
di Maria Scorpiniti 

CARIATI – A soli tre anni dall’apertura, il prossimo 24 marzo si concluderà ufficialmente la fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Alessandro Vitetti
Lo annuncia l’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Santo Marcianò, informando che la Sessione di chiusura avrà luogo, dalle ore 12.00, presso la Cattedrale di Rossano, “alla presenza di tutto il popolo di Dio” e di tanti devoti ed estimatori del sacerdote e maestro di anime, nato a Cirò nel 1915 e vissuto a Cariati dal giorno della sua ordinazione presbiterale, avvenuta il 16 giugno 1940.
Ministero illuminato
Un evento molto atteso, da parte delle chiese di Cariati e di Crotone, in seno alle quali mons. Vitetti ha svolto il suo ministero illuminato dal grande amore per Gesù Crocifisso e dalla cura di tante anime che con fiducia si affidavano a lui per la direzione spirituale; a riguardo l’Arcivescovo aggiunge: “Questo solenne momento di festa sia per tutti e ciascuno occasione per un rinnovato amore a Dio e alla Chiesa imitando nella sequela Gesù Cristo che con il Padre e lo Spirito è proclamato il solo Santo”.
Era stato lo stesso Marcianò, il 24 febbraio 2008, ad avviare la causa di beatificazione di mons. Alessandro Vitetti nella cattedrale San Michele Arcangelo di Cariati gremita di fedeli, alla presenza di tutto il clero diocesano, di numerosi sacerdoti della diocesi di Crotone, del vescovo emerito Andrea Cassone, da poco scomparso, del pastore di MiletoTropeaNicotera Luigi Renzo, delle autorità militari, dei sindaci di Cariati e Cirò, Filippo Sero e Mario Caruso, del primo cittadino di Rossano Franco Filareto, del collega di Caloveto Franco Pirillo.
Il sacerdote è ricordato ancora oggi per la capacità di trasmettere serenità e dolcezza e per le omelie coinvolgenti; profondamente innamorato della sua vocazione,era “assetato di Dio”, perseverante nella preghiera e nella carità fraterna. Tali aspetti erano stati descritti con emozione dalla nipote Emilia Vitetti, nella testimonianza resa a Cariati, alla cerimonia di apertura del processo: “Fin da piccoli, noi nipoti abbiamo colto la dolcezza del suo sorriso santo, lo sguardo serafico; dicevamo: lo zio si farà santo, ma non pensavamo certo di arrivarci”. Per la sua umanità semplice, don Vitetti propone, infatti, un modello di santità alla portata di tutti e un esempio per le nuove generazioni valido per i tempi moderni.
Don Rocco Scorpiniti, sacerdote cariatese che fu allievo di don Vitetti e, successivamente, suo confratello lo ha ricordato così: “È stato il mio ‘padre’ spirituale, in un tempo in cui questo ruolo era importantissimo, e ogni insegnamento era indiscutibile e, soprattutto, ascoltato. Ci dava preziosi consigli sul modo di vivere il sacerdozio e di guardare dentro noi stessi, seguendoci con costanza e senza mai abbandonarci; era severo e pretendeva disciplina perché voleva che i futuri sacerdoti prendessero sul serio la vita. Per ogni dubbio andavamo da lui, ci confidavamo perché eravamo certi della sua sapienza sacerdotale. Sapeva essere molto vicino ai seminaristi che non avevano molte possibilità economiche: incoraggiava a non fermarsi, ad andare avanti anche, per quello che poteva, con aiuti materiali. Ha lasciato molti segni di santità, di unione alla Passione di Cristo; era raccolto in preghiera col Signore in tutte le ore del giorno e della notte e trascorreva ore ed ore davanti a Gesù Eucaristia. Dava anche tanti segni di carità, verso gli ammalati, i poveri a cui, con discrezione estrema, dava i suoi vestiti, e quello che poteva in denaro e aiuti materiali. Noi confratelli abbiamo avuto per lui un grandissimo affetto e immensa stima; soprattutto per il suo ‘muoversi’ verso le anime: è stato un lavoro incessante, che non ha mai conosciuto stanchezza perché era finalizzato al bene spirituale, in cui c’è tutto il senso della vita umana”.
Nel corso del processo diocesano, l’Ufficio preposto composto dal postulatore don Giuseppe Praticò, dal direttore e giudice delegato don Giuseppe Scigliano, dal promotore di giustizia don Massimiliano Mirante, promotore di giustizia, dal notaio attuario don Giuseppe Straface, dai periti in storia mons. Franco Milito, Franco e Romano Liguori, il citato don Scigliano e dai censori mons. Milito e don Antonio De Simone, ha sentito una cinquantina di testimoni, tra cui parecchi “figli spirituali”.
Docente di latino e greco
Don Vitetti era giunto a Cariati nel lontano 1940, appena ordinato sacerdote, al termine degli studi al Pio X di Catanzaro. Presso il locale Seminario Vescovile ricevette gli incarichi di Vice Rettore, docente di latino e greco, nonché di direttore spirituale dei seminaristi. Sempre a Cariati, sotto l’episcopato mons. Faggiano (1936-1956), ebbe per circa un decennio l’incarico di Cancelliere della Curia Vescovile; in seguito, fu Direttore dell’Ufficio Amministrativo Diocesano.
Il vescovo Orazio Semeraro (1957-1967) lo volle come accompagnatore durante i lavori assembleari del Concilio Vaticano II. In questo periodo svolse anche una lunga e intensa attività di predicazione in convegni diocesani e corsi di esercizi spirituali. Fu Assistente Diocesano della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e dei Laureati Cattolici, nonché Delegato Diocesano dell’Apostolato della Preghiera e per le Missioni.
“Don Vitetti”, com’era chiamato da tutti, era in continuo movimento per raggiungere le tante anime che a lui si affidavano per le confessioni e la direzione spirituale; per questo zelo missionario, ispirato al modello di vita di San Francesco d’Assisi e derivato anche dalla sua adesione all’istituto secolare dei Missionari della Regalità fondato nel 1953 da P. Agostino Gemelli,è stato definito, in una recente biografia, il “girovago di Dio”.

Umiltà e spirito di servizio
Dal 1969 al 1987 coprì il ruolo di parroco della cattedrale di Cariati. Il sacerdote, oggi innalzato agli onori degli altari, nella sua esperienza presbiterale ha sempre rivestito incarichi di grande responsabilità e prestigio, svolti, tuttavia, con grande umiltà e spirito di servizio. 
Dalla sua morte, avvenuta nella cittadina jonica il 24 febbraio 1995, dopo una lunga malattia, in cui è stato amorevolmente assistito dalle suore del Centro Missionario di Santa Gemma, egli riposa nel cimitero del paese natale, Cirò, già da tempo meta di pellegrinaggi.
La causa di beatificazione e canonizzazione di don Alessandro Vitetti proseguirà ora in sede vaticana.

Cerimonia chiusura processo Don Vitetti (Rossano 24 Marzo 2011)

Carissimi fratelli e sorelle,

come vescovo di questa Chiesa, tocca a me, oggi, l’ultima parola. E l’ultima parola non può che essere: «grazie»!
Grazie al Signore, che è il solo Santo e che è Sorgente di ogni santità, per aver donato alla nostra Chiesa don Alessandro Vitetti, presbitero, uomo della Parola e maestro delle anime.

Ringrazio i Membri della Commissione Diocesana Promozione Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Alessandro Vitetti, in particolare: a) il Sig. Fausto Mingrone (Nipote del Servo di Dio), per la sua generosa disponibilità ed operosa collaborazione anche economica, soprattutto per aver diffuso in molti e diversi modi la conoscenza di don Alessandro, anche attraverso una Associazione al Servo di Dio intitolata; b) il Sig. Franco Berardi per la minuziosa e precisa raccolta di lettere e testimonianze relative al Servo di Dio, in molte parti di Italia, contattando Istituti religiosi e laici che hanno conosciuto don Alessandro.’Insegnante Teresa Fogliani, prima delle figlie spirituali di Mons. Vitetti a cui molto si deve per l’inizio della Causa, grazie anche al numeroso materiale da Lei custodito ed appartenente al Servo di Dio, nonché per aver mantenuto viva la memoria su don Alessandro ed aver sensibilizzato molti a contribuire alle spese per l’istruzione del Processo.Famiglia Vitetti ed i nipoti per la loro opera di collaborazione alla riuscita della Causa nelle varie circostanze di lavoro e ricerca documentale.Giuseppe Praticò, Postulatore della Causa.Tribunale Diocesano nelle persone dei Sacerdoti: Don Giuseppe Scigliano (Giudice Delegato), Don Massimiliano Mirante (Promotore di Giustizia), Don Giuseppe Straface (Notaio) e Don Vittorio Salvati (Cursore); per il grande lavoro di ascolto dei 56 testimoni e delle relative trascrizioni; lavoro svolto con competenza, e generosa dedizione.Commissione Storica nelle persone del Sacerdote Don Pasquale Madeo e dei Membri: i professori Franco e Romano Liguori, per il notevole sforzo profuso nell’ordinare e classificare tutto il materiale documentale raccolto, permettendo così di tracciare un preciso profilo biografico, pastorale e spirituale del Servo di Dio.Censori Teologi, di cui per esigenze canoniche di segretezza non si possono conoscere i nomi, ma che ringrazio per aver dato, attraverso un meticoloso ed accurato apporto di studio, voto favorevole sulla dottrina e i buoni costumi relativamente agli scritti editi del Servo di Dio.Suore Agostiniane di Rossano e le Suore Rosminiane di Melissa per aver trascritto con competenza, dedizione e precisione gli scritti non editi di Don Alessandro.
Grazie a tutti voi presenti, prima di tutto ai sacerdoti: in molti avete personalmente conosciuto don Alessandro ed ora gioite in modo speciale per la conclusione dell’Inchiesta Diocesana per il Processo di Beatificazione e Canonizzazione, iniziata solennemente tre anni fa con una Celebrazione Eucaristica nella Con-Cattedrale di Cariati. In questo tempo, il lavoro svolto con solerzia e passione ha permesso di raccogliere testimonianze significative della santità del nostro don Alessandro: tutta la documentazione che lo riguarda verrà ora consegnata alla Congregazione per le Cause dei Santi che avrà il compito di confermare la sua “fama di santità”.
Una santità che si presenta a noi come ineffabile dono, che ci onora e ci rallegra, ma anche come un compito che il Signore oggi affida a questa Sua e nostra Chiesa: un compito che è, assieme, sfida e bellezza. E questa bellezza, la bellezza della santità, rende l’atto che oggi compiamo non solo giuridico ma anche spirituale: un momento di straordinaria bellezza.

È bella, oggi, questa Cattedrale, della quale don Alessandro ha tante volte varcato la soglia per adorare il Signore, per pregare, per venerare la madre Achiropita, vero fulcro di questo edificio. Una bellezza che ci richiama alla bellezza della preghiera, all’importanza dell’Eucaristia nella vita del cristiano. E che ci rimanda alla bellezza stessa della Chiesa.
Sì, è bella questa nostra Chiesa diocesana che, nell’evento di oggi, trova la conferma della sua stessa santità. La Chiesa è veramente santa perché amata da Cristo, amata con amore sponsale e generata sulla Croce dal dono della Sua Vita.
È bella questa Chiesa che ha generato don Alessandro, che lo ha accompagnato negli anni della sua crescita con tenerezza, apprensione, trepidazione: semplicemente, con amore di Madre; perché la Chiesa è veramente Madre e non c’è santità se non a partire dalla Chiesa, se non in un tale convinto amore per la Chiesa, prima di tutto la concreta Chiesa diocesana. E’ un amore che oggi impariamo dallo stesso don Alessandro, pastore fedele e innamorato di questa diocesi, dei suoi vescovi, del suo presbiterio, della sua gente… Prete che ha saputo vedere in essi il Volto della Chiesa Santa e imparare così l’amore per la santità.
«Iddio ha un disegno – egli diceva-. Un grande disegno su di noi. Il nostro dovere è di attuarlo. Disegno di santità: Dio non ha su di noi un disegno di grandezza umana, di grandezza terrena, un disegno di ricchezza, di felicità, di piaceri e di onori. Il nostro Dio non ha questo disegno su di noi. Il Dio nostro è Dio di santità infinita e come tale non ha che un disegno di santità».
È bella oggi questa Chiesa; e diventa più bella perché diventa, se così si può dire, “più santa” grazie a don Alessandro. È il Santo che rende la santità della Chiesa non una teoria ma un evento e, come una gemma, le permette di splendere sempre di più.
È bello, dunque, lo splendore della santità: ma tale splendore si chiama carità. Celebrare la santità di don Alessandro significa, per noi, imparare a lasciare il cuore aperto ai poveri, agli ultimi: esattamente come lui. Come lui che amava ripetere, e ancora oggi ripeterebbe: «Chi non si dona muore! Perché, chi non si dona nella carità non vive nella carità … Perciò dovete donarvi. E per donarvi dovete avere proprio il desiderio vivo di donare agli altri.».
È bello se in noi si accende questo desiderio di carità: e come non pensare, proprio in questo giorno, alla peculiare prova di carità che è richiesta a tutti noi dopo gli sbarchi di stranieri sulle nostre coste? Solo l’altro giorno accoglievamo un’imbarcazione con circa 30 egiziani, soprattutto minorenni, accolti a Cariati ed ora seguiti dalla Caritas di Rossano, in sinergia con le forze dell’ordine.
È vero: chi lavora in questo campo o chi riceve dalla Chiesa un mandato, come la Caritas, ha una diretta responsabilità in questi casi. Tutti, però, siamo interpellati dalla carità: e, oggi, dobbiamo interrogarci su come prepararci a gestire un’emergenza che, sempre più, coinvolge per intero l’Italia ed anche la nostra terra. Dobbiamo prepararci da un punto di vista organizzativo, certamente: ma dobbiamo preparare il cuore ad una santità che si fa vera accoglienza, ospitalità, rispetto, amore… «Chi non si dona muore»! Con don Alessandro, ripetiamo tutti noi che la vita nella santità inizia a risplendere da qui.
Oggi questa Chiesa risplende, dunque. E risplende, consentitemelo, per la bellezza del suo presbiterio.
Sì, è bello questo presbiterio del quale don Alessandro è stato figlio e padre: egli è stato uno di noi, lo è ancora dal cielo; per questo io ho voluto che il solenne Atto che stiamo vivendo avesse luogo durante un raduno del clero diocesano, precisamente un ritiro, cioè un momento di intensa preghiera.
Don Alessandro non è stato che un prete. E dire che egli è un «prete santo» significa dire che è «bello essere prete»!
Voglio gridarlo anch’io, soprattutto ai sacerdoti: con l’intima convinzione che la sua figura rappresenti, oggi, un’adeguata “risposta” di Dio e della nostra Chiesa alle tante difficoltà che si registrano, proprio tra i presbiteri. Lo ricordava Benedetto XVI, richiamandoci ad essere «buoni sacerdoti che trasmettono in umiltà e fedeltà la bontà del Signore e, in mezzo alle devastazioni, sono testimoni della bellezza non perduta del sacerdozio».
Con te, don Alessandro, noi siamo oggi chiamati a proclamare che la bellezza del sacerdozio non è perduta! Che non è perduta la bellezza della creatura umana, la bellezza della Chiesa di Dio.
Questa bellezza è la santità. E noi siamo chiamati, come te, a trovarla nei poveri e negli esclusi, nell’ascolto della Parola di Dio e dei fratelli, nella Celebrazione Eucaristica e nell’amore per la preghiera; nel rispetto assoluto della vita e nel mistero della sofferenza e della morte vissuta in unione con Cristo… e ad essere, così, un segno di speranza, come lo sei stato tu.
Mentre consegniamo al Signore i passi successivi che il tuo Processo di Beatificazione e Canonizzazione dovrà affrontare, ti chiediamo di intercedere con amore per la santità della Chiesa, di questa tua e nostra Chiesa; e di intercedere per la nostra santità che, come la tua, fa “più santa” la Chiesa e “più bello” il mondo perché diventa, semplicemente, trasparenza e riflesso della stessa Santità di Dio.
E così sia!


XSanto Marcianò

 

BEATIFICAZIONE DON VITETTI: APERTI I PLICHI IN VATICANO,ORA SI VALUTANO LE TESTIMONIANZE

di Maria Scorpiniti (Fonte: “IL CROTONESE” del 21.11.12 pag.25)

Cresce l’attesa delle chiese di Cirò e Cariati, dopo l’apertura ufficiale in Vaticano dei plichi di don Alessandro Vitetti,sacerdote maestro di anime, modello di virtù cristiane, con la speranza che, al più presto, venga innalzato agli onori degli altari.Mercoledì 14 novembre scorso erano presenti nella Capitale all’apertura dei sigilli in ceralacca e alla verifica dei documenti, insieme ai membri della Congregazione romana delle cause dei Santi, lo stesso arcivescovo di Rossano – Cariati Santo Marcianò e il postulatore don Giuseppe Praticò.Iplichi contengono tutta la documentazione giuridica, storica e teologica relativa al Servo di Dio, ed erano stati inviati da Marcianò a Roma dopo la solenne chiusura della fase diocesana del processo, durato tre anni, avvenuta il 24 marzo 2011, che ha impegnato nell’iter l’Ufficio Diocesano per la promozione delle cause di beatificazione e canonizzazione, diretto da don Giuseppe Scigliano. Sono ora al vaglio della Santa Sede tutti i documenti raccolti e le testimonianze necessarie al prosieguo del processo riguardante il sacerdote originario di Cirò che, dal 16 giugno 1940, data della sua ordinazione presbiterale, ha svolto a Cariati il suo intenso ministero fino alla morte. La Commissione romana, una volta esaminate le dichiarazioni dei testimoni e aver preso atto della documentazione allegata alla relazione storica, dovrà esprimersi circa l’esistenza della fama di santità e dell’esercizio eroico delle virtù che sono stati oggetto dell’accurata inchiesta diocesana.Letestimonianze raccolte nei tre anni hanno fatto emergere la figura di un uomo e di un sacerdoteprofondamente innamorato di Dio, che ha sempre vissuto il suo impegno pastorale in povertà di spirito senza nulla anteporre al Signore ed alla salvezza del popolo di Dio affidatogli. Don Vitetti era conosciuto anche per il suo elevato spessore spirituale,caratterizzato da un forte amore per la preghiera, insieme ad una grande saggezza ed umiltà e ad un’autentica semplicità evangelica. Nella sua vita ricoprì incarichi di responsabilità: vice rettore nel Seminario Vescovile, docente di latino e greco, direttore spirituale; sotto l’episcopato mons. Faggiano (1936-1956), fu Cancelliere della Curia Vescovile e Direttore dell’Ufficio Amministrativo Diocesano, assistente diocesano della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e dei Laureati Cattolici. Accompagnò il vescovo Semeraro (1957-1967) a Roma durante i lavori del Concilio Vaticano II. Svolse anche un’intensa attività di predicazione in convegni diocesani e corsi di esercizi spirituali in qualità di missionario dell’Opera della Regalità. Dal 1969 al 1987 fu parroco della Cattedrale; morì a Cariati il 24 febbraio 1995, dopo una lunga malattia, assistito amorevolmente dalle sorelle del Centro Missionario di Santa Gemma. I suoi resti riposano nel cimitero del paese natale, Cirò, e sono meta di un pellegrinaggio continuo di fedeli. Emilia Vitetti, la più grande dei nipoti di Cirò, intervenuta nella Cattedrale di Cariati con altri familiari all’apertura del processo, nell’occasione aveva affermato con gioia: “Noi nipoti, fin da piccoli, abbiamo colto la dolcezza del suo sorriso santo, lo sguardo serafico; dicevamo: lo zio si farà santo, ma non pensavamo certo di arrivarci”.


 

Celebrato il centenario
CARIATI: CHIESA IN FESTA PER DON VITETTI

( “Il Quotidiano del Sud” 15 ottobre 2015) di Maria Scorpiniti

CARIATI – Una carità capace di incidere nel tessuto sociale e ecclesiatico, un prete che nella sua vita non ha fatto rumore, ma è stato l’espressione di chi si è incontrato veramente con il Signore. E non si diventa Santi per i titoli di carriera, ma per il servizio alla carità vissuto nel silenzio e nella semplicità. Sono, questi, alcuni passaggi dell’omelia di monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo della diocesi di Rossano-Cariati, pronunciata lunedì sera nella cattedrale di Cariati gremita di fedeli in occasione del centenario della nascita del Servo di Dio don Alessandro Vitetti, il sacerdote e maestro di anime nato a Cirò nel 1915 e vissuto a Cariati dal giorno della sua ordinazione presbiterale, avvenuta nel 1940. Alla solenne celebrazione erano presenti i nipoti, il sindaco di Cirò, Mario Caruso, il sindaco di Cariati Filippo Sero e di Terravecchia Mauro Santoro, tutto il clero diocesano.
Monsignor Satriano, che ha celebrato con lo stesso calice appartenuto a don Vitetti, ha ricordato la figura del sacerdote che ha ricoperto anche incarichi prestigiosi: vice rettore del locale seminario vescovile, docente di latino e greco e direttore spirituale dei seminaristi; Cancelliere della Curia Vescovile sotto l’episcopato mons. Faggiano, accompagnatore del vescovo Orazio Semeraro durante i lavori assembleari del Concilio Vaticano II. Don Alessandro svolse pure un’intensa attività di predicazione in convegni diocesani e corsi di esercizi spirituali, fu assistente diocesano della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e dei Laureati Cattolici, nonché delegato diocesano dell’Apostolato della Preghiera e per le Missioni. Dai biografi è stato definito “il girovago di Dio” per lo zelo missionario che lo portava a raggiungere ovunque le tante anime che a lui si affidavano. Innalzato agli onori degli altari, dopo qualche anno dalla sua morte, avvenuta nella cittadina ionica il 24 febbraio 1995, è iniziata la fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione, che si è conclusa nel 2011 con l’invio del materiale raccolto alla Congregazione per le Cause dei Santi, in Vaticano.

CARIATI: 21 ANNI FA TORNAVA ALLA CASA DEL PADRE IL SERVO DI DIO DON VITETTI

di Maria Scorpiniti

CARIATI – Come oggi, 24 febbraio, il Servo di Dio don Alessandro Vitetti, sacerdote e maestro di anime, ritornava alla Casa del Padre. La sua morte in odore di santità, avvenuta 21 anni fa dopo una lunga malattia, ha segnato l’avvio della fase diocesana della Causa di Beatificazione e Canonizzazione, avvenuta ufficialmente il 24 febbraio 2008 nella cattedrale San Michele Arcangelo di Cariati, e conclusa esattamente dopo tre anni con il sigillo dei plichi contenenti tutte le testimonianze e l’invio a Roma, dove ora sta proseguendo in sede vaticana.
Don Vitetti era nato a Cirò il 12 Ottobre 1915 e compì gli studi filosofici e teologici nel Seminario Pontificio “San Pio X” di Catanzaro. Ordinato presbitero il 16 Giugno 1940, coprì sempre incarichi di grande responsabilità. Fu Vice Rettore e Direttore spirituale del Seminario Vescovile di Cariati; negli anni successivi, il vescovo Eugenio Raffaele Faggiano gli affidò l’incarico di Cancelliere della Curia Vescovile, che svolse per circa un decennio e, in seguito, fu nominato Canonico teologo delCapitoloDiocesano. Successivamente divenne Direttore dell’Ufficio Amministrativo della Diocesi e, negli anni di episcopato di Mons. Orazio Semeraro, ebbe una intensa attività pastorale. Fu accompagnatore del Vescovo durante i lavori assembleari del Concilio Vaticano II e svolse una lunga attività di predicazione in tanti convegni diocesani e corsi di esercizi spirituali, divulgando i semi preziosi del Concilio. Venne nominato assistente Diocesano della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e dei Laureati Cattolici. Fu anche Delegato Diocesano dell’Apostolato della Preghiera e per le Missioni. Dal 1969 al 1987 fu parroco della Cattedrale. Morì a Cariati il 24 febbraio del 1995. Don Vitetti, com’era chiamato da tutti, era un sacerdote in continuo movimento per raggiungere le tante anime che a lui si affidavano per le confessioni e la direzione spirituale; per questo zelo missionario, ispirato al modello di vita di San Francesco d’Assisi, derivato anche dalla sua adesione all’istituto secolare dei Missionari della Regalità fondato nel 1953 da P. Agostino Gemelli, è stato definito il “girovago di Dio”.


Un evento vissuto con fede e raccoglimento anche nella comunità di Cirò
CARIATI -LE SPOGLIE DI DON ALESSANDRO VITETTI IN CATTEDRALE
Per il sacerdote è in corso il processo di beatificazione e canonizzazione

(da IL QUOTIDIANO DEL SUD 14 ottobre 2020) di Maria Scorpiniti

 

CARIATI -Nel 105° anniversario dellanascita, le spoglie del Servo di Dio don Alessandro Vitetti, sacerdote e maestro di anime di cui è in corso il processo di beatificazione e canonizzazione, sono state traslate dal cimitero di Cirò, suo paese nativo, alla Concattedrale San Michele Arcangelo di Cariati, dove ha vissuto il suo ministero per circa quarant’anni. Un evento vissuto con fede e raccoglimento dalle comunità di Cariati e Cirò, riunite lunedì scorso in cattedrale attorno all’arcivescovo di Rossano Cariati, Giuseppe Satriano, a mons. Domenico Graziani, arcivescovo emerito di Crotone-Santa Severina e a molti sacerdoti diocesani. Alla solenne cerimonia hanno preso parte i familiari di don Vitetti, le autorità civili e militari, i sindaci Filomena Greco di Cariati, Francesco Paletta di Cirò,Sergio Ferraridi Cirò Marina.

«Il nostro don Alessandro oggi torna a casa – ha affermato in apertura don Gino Esposito, parroco della Cattedrale – qui ha vissuto gran parte del suo ministero sacerdotale e da qui continuerà a pregare per la nostra diocesi e per quella di Crotone». Le sue spoglie, infatti, sono state riposte in un loculo marmoreo nella cappella di San Cataldo, a destra della navata maggiore, e sotto l’effigie della Madonna, verso i quali don Alessandro nutriva una forte devozione. Nel sottolineare la sobrietà che deve caratterizzare questo particolare momento di Chiesa, l’arcivescovo Satriano, nell’omelia,ha rimarcato la profonda spiritualità del Servo di Dio, amato e ricordato ancora oggi da tante personecome direttore spirituale, modello di preghiera e di servizio.
«Mi sono affezionato a don Alessandro come a un fratello maggiore – ha affermato Satriano – e quando ho preso coscienza del valore di quest’uomo, mi sono recato a Romaper conoscere a che punto fosse il processo di canonizzazione avviatonel 2008da monsignor Santo Marcianò».

Infatti nel 2011, a seguito della conclusione dell’inchiesta diocesanain cuisono state raccolte numerose testimonianze,il plico con gli atti è stato inviato a Roma, presso la Congregazione per le Cause dei Santi in Vaticano, dove è iniziata la fase della Positio, cioè l’analisi dei documenti dai quali dovranno emergere le virtù eroiche che porteranno don Alessandro ad essere proclamato prima Venerabile e, dopo ilnecessario miracolo, Beato.
Al termine della messa, don Giuseppe Scigliano, responsabile diocesano della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio, ha invitato i fedeli a prenderevisione del libretto “Mons. Alessandro Vitetti. Una vita di Dio e per Dio”, che racchiude labiografia, ma soprattutto, come ha affermato il sacerdote
originario di Cariati, tanta ricchezza spirituale.

Alessandro Vitetti era nato a Cirò il 12 ottobre 2015; dopo l’ordinazione presbiterale ricevuta il 16 giugno 1940 nel Seminario San Pio X di Catanzaro, ha
iniziato il suo apostolato a Cariati, dove è vissuto fino alla sua morte (il 24 febbraio 1995), ricoprendo diversi incarichi di responsabilità, tra cuivice rettore del locale Seminario Vescovile, cancelliere della Curia, parroco tesoriere della cattedrale, assistente della gioventù femminile di Azione Cattolica e dei Laureati Cattolici. Nella sua missione, ha sempre rivolto lo sguardo ai più deboli epoveri.Uomo di cultura, di grande interiorità e umiltà, ha lasciato una notevole
eredità spirituale non solo nella Chiesa di Cariati, ma dell’intera Calabria.Da quando è salito Cielo, la sua fama di santità è andata sempre aumentando.

«Il suo ricordo -ha commentato il sindaco Filomena Greco – è vivo in tutti i cariatesi e come sindaco non posso non condividere la felicità che sia tornato tra noi, nel luogo dove passava gran parte delle sue giornate in meditazione e preghiera. Da oggi – conclude -ci recheremo sulla sua tomba a pregare perché continui a
vegliare su tutta la comunità di Cariati».